Getulio Alviani

Personalità poliedrica, artista, critico d’arte e direttore di istituzioni, Getulio Alviani si distingue negli anni sessanta come uno degli esponenti principali dell’arte programmata. Conosciuta anche come arte cinetica o op art, questa corrente è caratterizzata dall’uso di materiali industriali e dall’importanza attribuita alla progettazione e alle modalità di fruizione, che vengono programmate quasi scientificamente. Dopo aver studiato architettura, Alviani si dedica a una produzione artistica che si colloca all’incrocio tra architettura, disegno industriale e grafica, con
una predilezione per materiali e geometrie fredde che prevedono però l’attiva partecipazione del pubblico. La ricerca rigorosa di Alviani si concentra spesso sul tema del movimento, reale o illusorio, conseguito grazie a effetti di luce e ottici. I suoi primi lavori (Superfici a testura vibratile) sono moduli regolari di lastre di alluminio la cui superficie viene frisata, lucidata o cromata. Alviani crea
anche opere ambientali, come Interrelazione cromospeculare (1969), uno spazio in cui specchi e colori si muovono e si fondono con l’intervento del pubblico. Vicino ai collettivi del Gruppo T e Gruppo N, Alviani espone alla Biennale di Venezia del 1964, in una sala con Enzo Mari ed Enrico Castellani. Nel 1965 viene invitato alla fondamentale mostra di arte cinetica
“The Responsive Eye” al MoMA, mentre nel 1968 partecipa a Documenta 4, alla quale seguono incarichi importanti in tutto il mondo e la partecipazione a mostre in istituzioni prestigiose in Italia
e all’estero.

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