Silvio Formichetti – DAY 8

Silvio Formichetti – DAY 8

Silvio Formichetti

Opera venduta

SILVIO FORMICHETTI Nasce a Pratola Peligna (Aq) nel 1969, dove vive e lavora. Tantissime le sue esposizioni in collettive e prestigiose personali tra cui si segnala l’accostamento a Mario Schifano nella mostra “Silvio Formichetti – Mario Schifano. Buio. Il confine del colore” a cura di Luca Beatrice presso il Museo Colonna di Pescara nel 2010. […]

  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensione: 148X200
  • Anno: 2021

  • Certificato: Presente
  • Stato di conservazione: Ottimo
  • Tiratura: Opera unica - catalogo DANSK DAGBOG
  • Codice prodotto: OPUS001

Visualizzazioni 1783

DESCRIZIONE

SILVIO FORMICHETTI Nasce a Pratola Peligna (Aq) nel 1969, dove vive e lavora. Tantissime le sue esposizioni in collettive e prestigiose personali tra cui si segnala l’accostamento a Mario Schifano nella mostra “Silvio Formichetti – Mario Schifano. Buio. Il confine del colore” a cura di Luca Beatrice presso il Museo Colonna di Pescara nel 2010. Il 2011 lo vede impegnato nella personale “Dialogo con l’infinito” presso il Chiostro del Bramante di Roma e in “Alfabeti dell’anima”, mostra personale a Palazzo Oddo di Albenga. Sempre nel 2011 è da segnalare la sua partecipazione al Padiglione Italia della 54esima Biennale di Venezia curata dal Prof. Vittorio Sgarbi. Il 2012 lo visto  impegnato in mostre personali presso le Gallerie d’Arte Moderna di Sofia, Praga e Cassino. dal 2013 ad oggi sono molte le mostre a lui dedicate con l’ultima tenutasi in Danimarca.


L'approdo danese dimostra l'interesse internazionale che questo autore suscita a conferma della sua valenza artistica.
Un percorso tutto in salita ma ricco di risultati di tutto rispetto che ben si sposano con chi impara tutto da sé, con costanti sacrifici, smisurata passione e ostinata caparbietà. Da principio Formichetti si cimenta con la figurazione: paesaggi abruzzesi e nudi femminili soprattutto. Percorso presto abbandonato a causa della folgorazione sulla via (non per Damasco ma per la storia dell’arte) datagli dallo studio dell’espressionismo astratto e l’arte informale. Pollock, Vedova, Hartung, De Kooning gli indicano una direzione che lui decide di seguire. Li imita inizialmente, poi parte per la tangente, li raggiunge e li sorpassa reinterpretando completamente la sua pittura ed elevando il gesto e l’azione a strumento principe della sua pittura. Per Formichetti conta il produrre in sé per sé. Senza nessun fine trascendentale. Non esiste verità al di la di quella superficie rettangolare stuprata, graffiata e incisa con fare rabbioso. E’ come se la sua esistenza esistesse grazie all’esistenza del suo lavoro. Non è un gioco di parole; anzi non è un gioco. E’ passione (intesa come sacrificio) elevata all’ennesima potenza. Nella tela di Formichetti il creato continua inesorabilmente ad espandersi formulando una propria esistenza autonoma in continuo cambiamento. La sua arte riflette una contemporaneità che ha perso qualsiasi punto di riferimento. Il centro non esiste più. Tutto è dilatato. Ci si para di fronte ai nostri occhi chiaramente l’immagine di una massa informe, mista di pensiero e sentire, che viaggia velocemente nello spaziotempo superando quella distanza che la velocità della luce ci permette di osservare lasciandoci con un eterno dubbio sugli accadimenti successivi.

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