Salvatore Fiume – Regina Pacis

Salvatore Fiume – Regina Pacis

Fiume Salvatore

Fusione cm 30×30 in bronzo ricoperto di oro fino brunito e bassorilievo su lamina cm. 50 x 60 d'argento 800% lavorato a colorazione.

  • Tecnica: bassorilievo
  • Dimensione: 60×50

  • Certificato: Autenticità
  • Codice prodotto: ASAMB001

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DESCRIZIONE


Nato a Comiso nel 1915 e muore a Milano nel 1997. Personaggio poliedrico, si è occupato di pittura, scultura, architettura, scenografia e letteratura. Grazie a una borsa di studio frequenta giovanissimo il Regio Istituto d’Arte del Libro di Urbino. Al termine degli studi si trasferisce a Milano dove entra in contatto con intellettuali e artisti, tra cui Quasimodo, Buzzati, Carrieri. La sua prima affermazione è legata a un’opera letteraria, il romanzo autobiografico Viva Gioconda!, frutto della vita militare. Dal 1938 al 1946 risiede a Ivrea, dove è art director della rivista Tecnica e organizzazione voluta da Adriano Olivetti; non ha molto tempo per coltivare i suoi interessi nella pittura, si licenzia e si sposta a Canzo, presso Como. Sceglie come atelier una filanda dell’Ottocento. Esordisce con due mostre (1946), dove si presenta con lo pseudonimo Francisco Queyo. Espone con il suo vero nome dal 1949, alla galleria Borromini di Milano: presenta Isole di statue e Città di statue. Suscita l’interesse del direttore del MoMa di New York Alfred H. Barr Jr. che acquisterà un suo lavoro per esporlo al museo. Life pubblica in copertina L’isola di statue che l’artista aveva intanto inviato alla Biennale di Venezia del ‘50. Tra il 1942 e il 1952, su richiesta dell’industriale Bruno Buitoni, è impegnato nella preparazione di un ciclo di dieci dipinti ispirato alle vicende dell’antica Perugia, successivamente donati alla Regione Umbria, oggi nella Sala Fiume di Palazzo Donini. Nello stesso anno, esegue una tela per un salone del transatlantico Andrea Doria (andata perduta in seguito al naufragio del 1956). L’attività di Fiume include quadri da cavalletto, dipinti murali, affreschi, mosaici, scenografie. Sperimenta materiali inusuali: cartapesta, vimini, rete di ferro per le sculture. È in questo decennio però che la pittura conquista la scena da protagonista. Risale al 1953 una commissione, da parte delle riviste Time e Life, di una serie di opere raffiguranti una storia immaginaria di Manhattan. Nel 1967 realizza il mosaico che decora l’abside della Basilica dell’Annunciazione a Nazareth. Nel 1973, in Etiopia, dipinge nella Valle di Babile un gruppo di rocce, il cui modello al vero di una sezione viene esposto nell’antologica di Palazzo Reale a Milano (1974). Tra il 1975 e il 1977 realizza pitture murali a Fiumefreddo Bruzio in Calabria. La scultura vede la sua consacrazione con la mostra del 1994 alla galleria Artesanterasmo a Milano e comprende opere di grandi dimensioni, come i gruppi scultorei degli Ospedali San Raffaele di Milano e di Roma (in pietra) e per la Fontana del vino a Marsala (in bronzo). Nel 1993 compie un viaggio in Polinesia (nei luoghi dell’amato Gauguin). In campo teatrale, si ricorda l’assidua collaborazione con La Scala, su suggerimento di Alberto Savinio, con il teatro dell’Opera di Roma e il Massimo di Palermo. Sue opere si trovano ai Musei Vaticani (conserva la Gioconda Africana e altri trentadue lavori), l’Ermitage di San Pietroburgo, il MoMa di New York, il Puskin di Mosca.

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