Salvatore Fiume – Leda e il cigno

Salvatore Fiume – Leda e il cigno

Fiume Salvatore

L’opera qui raffigurata ci narra la storia di Leda e il cigno. Questo mito deriva dalla mitologia greca e racconta della regina di Sparta, figlia di Testio e moglie del re Tindaro. La storia si inserisce nel racconto del ciclo troiano, in quanto è madre di Clitemnestra ed Elena, per la bellezza della quale scoppierà […]

  • Tecnica: Litografia
  • Dimensione: 34x50

  • Certificato: si
  • Codice prodotto: MMED001

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DESCRIZIONE

L’opera qui raffigurata ci narra la storia di Leda e il cigno. Questo mito deriva dalla mitologia greca e racconta della regina di Sparta, figlia di Testio e moglie del re Tindaro. La storia si inserisce nel racconto del ciclo troiano, in quanto è madre di Clitemnestra ed Elena, per la bellezza della quale scoppierà la guerra di Troia. Zeus, invaghito di Leda, non le sa resistere, e quando essa si trova in riva a un laghetto le si avvicina in forma di candido cigno, e inizia ad accarezzarla tutta. Da questo rapporto nascono due figli, noti come i Dioscuri, che faranno di nome Castore e Polluce. Altre versioni dicono che Leda nello stesso giorno concepisce figli anche con Tindaro, suo marito, e che quindi Elena e Polluce siano figli di Zeus e Castore e Clitemnestra siano figli  di Tindaro. L’immagine in oggetto ci fa vedere Leda, abbracciata al cigno antropomorfo, con un corpo mezzo animalesco e mezzo umano e si vede la delicatezza della fusione dei loro corpi.

Lo stile dell’opera è naturalmente soggetto in questo caso alla tipologia di tecnica utilizzata per la sua realizzazione. Siamo di fronte ad una litografia, una grafica d’arte. La parola stessa deriva dal greco e significa scrivere sulla pietra. Infatti la tecnica si basa sulla reciproca repulsione di materie grasse e materie acquose. Dopo una prima preparazione di una lastra di pietra molto spessa l’artista inizia a creare il suo disegno con una matita grassa. Nel momento dell’applicazione dell’inchiostro sulla pietra questo aderisce solamente sul disegno stesso. Seguendo poi delle marcature previamente segnate sulla pietra viene appoggiato il foglio sulla lastra e l’insieme viene passato nel torchio, così il disegno viene trasferito ed impresso sulla carta. Ogni colore presuppone una lastra a sé stante. Grazie alle particolarità della tecnica la grafica di fronte a noi sembra quasi un disegno a matita, proprio per la porosità della pietra che diversamente da altre tecniche grafiche risulta in una linea meno incisiva. Fiume in questo caso decide ci creare un’opera monocroma, solamente bianco e nera: riesce perfettamente, con poche semplici linee, a catturare la fusione e passione tra i due corpi.

Salvatore Fiume nasce nel 1915 a Comiso. Il suo approccio al mondo dell’arte si esprime in vari approcci, difatti opera non solamente come pittore, ma anche come scultore, architetto e scenografo. Sin da giovane si cimenta nelle arti grafiche, grazie anche ad una borsa di studio che gli permette di frequentare il Regio Istituto per l’Illustrazione del Libro di Urbino. Finiti gli studi si trasferisce a Milano, fertile ambiente culturale dove ha la possibilità di stringere amicizie con artisti e letterati. Seguono vari piccoli spostamenti sempre nella zona Lombarda, diventa art director per la rivista culturale della Olivetti, ma poi decide di dedicarsi integralmente alla pittura, cosa che porta nel 1949 alla sua prima mostra ufficiale. Momento di svolta per il suo operato viene considerato il viaggio in Etiopia, compiuto nel 1973, dove viene esposto a una cultura distante ed affascinante. Le opere del maestro ad oggi le possiamo trovare in alcuni dei musei più rinomati al mondo, come i Musei Vaticani, l’Hermitage, il MoMA e molti altri ancora. Scompare nel 1997 a Milano.


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