Tedeschi – Omaggio a Monet
Tedeschi

- Tecnica: Olio su cartone telato
- Dimensione: 50x70
- Codice prodotto: DPET004
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DESCRIZIONE
Il paesaggio è stato da sempre protagonista nella ricerca artistica, sia come ambientazione, come sfondo, ma anche come soggetto esso stesso. La descrizione naturalistica del paesaggio è stata una delle maggiori aspirazioni per gli artisti di ogni epoca. Ogni periodo storico ha dato la propria interpretazione del paesaggio contribuendo all’evoluzione della sua descrizione: dapprima con una ricerca sullo spazio, tramite la prospettiva brunelleschiana nel primo Rinascimento; poi sulla resa atmosferica nel Cinquecento; fino ad arrivare alla rappresentazione di ogni singola vibrazione della luce sugli oggetti nell’Impressionismo. L’artista Gianni Tedeschi, nella sua variegata produzione, pratica generi molto classici e tradizionali come la pittura di paesaggio, la natura morta o la composizione floreale.
L’opera fa parte di una serie di dipinti in cui Gianni Tedeschi mostra una propria una maturità postimpressionista. La composizione è tutta costruita per mezzo del colore e le pennellate hanno un notevole valore strutturale. Lo scopo del pittore non è quello di riportare il dato sensibile del paesaggio o della natura morta, ma di carpirne l’essenza stessa, la sua sostanza. A questo fine interviene la pennellata, ricca di materia, che, nonostante l’essenzialità della rappresentazione scompone lo spazio su diversi piani e rimpolpa la materia registrando le vibrazioni della luce e della vita sul soggetto. Cosi in una superficie sostanzialmente bidimensionale, schiacciata in primo piano, gli oggetti vengono costruiti dal pittore per mezzo di grossi tocchi di pennello, densi di un colore materico. Dal punto di vista cromatico, inoltre, tutta la superficie dell’opera è intonata secondo una gamma di colori unificante per mezzo di una tavolozza che propende per toni chiari e pieni di luce.
Gianni Tedeschi è nato a Genova nel 1922 ed è scomparso ad Altopiano nel 2018. La sua vita è stata segnata da molte esperienze come la partecipazione all’Opera volontaria di repressione antifascista, poi l’arruolamento nella decima flottiglia, la dura esperienza del carcere (detenuto politico per ben 11 anni), quindi la libertà, la morte del padre, l’amore per Marisa, sposata nel 1963, e le loro due figlie, Francesca e Laura. Nel 1969 si trasferisce ad Asiago e si innamora della località di Altopiano, dove la sua abitazione diventa l’Atelier Tedeschi. Negli ultimi anni di vita, diventato cieco, si è dedicato anche alla scrittura. Tra le varie opere ricordiamo l’autobiografia “Dall’Ovra alla Decima Mas”.